QUANDO UNA RICHIESTA DI AIUTO SI TRASFORMA IN UN INCIDENTE DIPLOMATICO

“Sinceramente un po’ di timore per l’uscita di quell’ articolo l’avevo, ma erano di tutt’altro genere.”

Ci chiede di fare alcune precisazioni, la donna protagonista dell articolo, inerente alla violenza di genere, incentrato sulla denuncia fatta a un sistema che non funziona, perché di questo doveva trattarsi.

“Non avrei mai pensato che oltre a difendermi dal mio persecutore avrei dovuto preoccuparmi anche che le mie parole potessero essere strumentalizzate e addirittura offendere qualcuno che non ho nemmeno nominato.

Approfitto della disponibilità dell associazione san Martino libera che da tempo si occupa del tema per tranquillizzare tutti…

La mia denuncia era rivolta solo alle autorità locali che hanno gestito, a mio avviso, con superficialità la situazione, puntualmente accolta in seguito dalla caserma di Larino.

Volevo rincuorare sindaco, parroco e popolazione, confermando che non mi sono mai rivolta a loro per chiedere aiuto, che sicuramente ad altre donne hanno dato.

Perché non era di quell’aiuto che avevo bisogno.

Ancora di più i carabinieri e le rispettive consorti che si sono sentite chiamate in causa, denunciare il mal operato di un carabiniere non vuol dire affatto far di tutta un erba un fascio.

Denunciare un sistema che evidentemente non funziona non significa prendersela personalmente con queste autorevoli figure.

Altrettanto rispetto per le associazioni e i vari sportelli di ascolto che operano con poche risorse e grandi difficoltà.

Ci tengo a precisare che a parte le persone che mi erano vicine prima di questa denuncia nessun altro mi ha personalmente contattata per offrirmi aiuto, come ho letto un po’ ovunque.

Avrei preferito che questo articolo smuovesse le coscienze, creasse un dibattito sulle sinergie d’ interventi tra tutte gli organi sopracitati, sollevasse riflessioni di carattere culturale e sociale e soprattutto mi garantisse la possibilità di tornare a vivere come una persona normale, non ostaggio di un ex fuori controllo!

Avrei preferito che vi aprisse gli occhi su un tema che riconoscete solo attraverso la violenza fisica o famigliare, senza proprio riuscire a cogliere il peso e il danno psicologico che una persona può subire quando un’ altra decide che può vivere solo secondo le sue regole.

Perdonatemi se ho smantellato la vostra idea di donna che subisce, piange e tace, perché per arrivare ad essere così forte ne ho fatte di lotte con me stessa e le mie fragilità, ce ne è vuole di forza e io voglio averne anche per chi non ne ha.”

Sicuramente troveremo il modo di accogliere queste richieste, non necessariamente il 25novembre perché la violenza di genere e non va combattuta ogni giorno!

A onor del vero vi postiamo la lettera di denuncia scritta al giornale così da evitare ogni altro malinteso, perché ci sembra assurdo che qualcuno in evidente difficoltà debba preoccuparsi anche di non scatenare un incidente diplomatico!

Per chi volesse partecipare, non solo con le belle parole sui social, siamo a disposizione.

“…… 38anni circa, di San Martino in Pensilis uccisa dall ex marito che da dieci anni la perseguitava.

Si era rivolta più volte alle autorità locali in questi anni, per segnalare le varie minacce e intimidazioni subite.

Diversi anni fa si era sentita rispondere che poteva organizzare una pizza con i figli e il suo persecutore per vedere di sistemare le cose.

Sconfortata e scoraggiata dall’ atteggiamento dei carabinieri decide di lasciar perdere l’ idea della denuncia.

La storia si ripete nel corso degli anni, quando l ex marito decide che ha fatto o detto qualcosa che lo irrita torna all’attacco, le persone vicine continuano a consigliare di denunciare i fatti, si fa forza, ma tanto già sa che non servirà a niente.

Viene sballottata da un ufficio all’ altro, le parlano di burocrazia, cause in tribunale, avvocati, chiede se si può fare almeno una telefonata per redarguire il soggetto,viene ascoltata sulla porta della caserma con sufficienza, le rispondono di no, di non aspettarsi niente in tempi così brevi, che non funziona così, che i tempi sono lunghi, è incredula, è lì per chiedere aiuto, nessuno sembra prenderla sul serio, come fanno a sapere il livello di gravità della situazione?

In pronto soccorso almeno prima di darti un codice bianco indagano sul malessere.

Forse sarebbe stato meglio se l’ex marito l’avesse riempita di lividi prima di ammazzarla, almeno l’avrebbero presa sul serio.

Forse ora che è stata lanciata da un balcone, accoltellata, sfigurata, massacrata qualcuno condividerà questo articolo, ne farà ore e ore di trasmissioni televisive e dirà, cosa si può fare perché non accada più.

Ditemelo adesso cosa posso fare, visto che fortunatamente sono in tempo, inutile continuare con le giornate in memoria sulle violenze e dire di denunciare se poi le vittime sono abbandonate a se stesse e ai loro destini.

La mia non vuol essere solo una provocazione, ma una denuncia vera e propria.

Violenze non sono solo botte, violenza è anche dover passare le poche ore della giornata libere dal lavoro ad andare ad elemosinare ascolto, e aiuto per colpa di uno che ha deciso di minacciare la tua serenità.

Non so se qualcuno prima d’ora abbia mai pensato di fare una cosa simile, e nemmeno se serva a qualcosa però me lo auguro, per me e per chiunque viva questa situazione, soprattutto per quelle donne che non hanno il mio coraggio, spero in queste parole lo trovino e spero vengano accolte nel momento in cui lo lo faranno.

Viviamo un contesto sociale disastroso, direi addirittura culturale, uomini che perché lasciati si sentono in diritto di bivaccare, bere, drogarsi non occuparsi più dei propri figli e/o come nel mio caso screditare ai loro occhi la figura materna che si è accollata tutte le responsabilità della loro crescita, la cosa che più mi spaventa, i danni psicologici prima di arrivare a quelli fisici che scongiuro ogni giorno.

E nessuno fa nulla!

Non ci sto a stare in silenzio, denunciare, anche questo lo è.

Non sono io che devo vergognarmi, non abbiate paura di raccontare quello che vi succede, vi sentirete meno sole e probabilmente qualcuno che vuole aiutarvi lo troverete.”

Installazione in Piazza Umberto I nella giornata contro la violenza sulle donne

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